Real estate, ecco quali interventi dovrebbe sostenere il Governo Draghi

La casa rappresenta ancora oggi la principale forma di risparmio delle famiglie italiane. Ecco quali sono gli interventi che dovrebbe sostenere, nel real estate, il Governo Draghi. 

 

Real estate, ecco quali interventi deve sostenere il Governo Draghi

 

Governo Draghi, ecco le misure giuste per sostenere il real estate

È passato un anno dai primi casi di Coronavirus nel nostro Paese. La pandemia, in questi mesi, ha segnato in modo evidente le nostre vite, non solo stravolgendo le abitudini di ognuno di noi, ma anche mettendo in grande difficoltà molte imprese e diverse categorie professionali, più penalizzate di altre perché costrette a fermare la loro attività per contenere la diffusione del virus.

 

Il Paese deve ripartire e, per farlo, ha bisogno di un programma ben strutturato e di misure rapide ed efficaci. Ed è proprio questo quello che intende fare il nuovo Governo guidato dal presidente del Consiglio Mario Draghi, ex presidente della Bce, con le manovre previste nel programma di Governo e presentate di recente al Senato.

 

Il Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) del Governo uscente è una buon punto di partenza per realizzare la versione finale, ma sarà necessario rimodulare e riaccorpare le missioni del programma per intervenire in modo efficace contro gli effetti della pandemia.

 

Tanti i punti importanti in lista nel programma del nuovo Governo guidato da Mario Draghi: dal rafforzamento della sanità territoriale a una strategia che renda più veloci le vaccinazioni, dal recupero delle ore di didattica in presenza perse all’innovazione dell’organizzazione della scuola, dalla difesa dell’ambiente a un turismo più sano che preservi città d’arte, luoghi e tradizioni, dalla questione delle quote rosa (e di una proposta di una più efficiente parità di genere) all’occupazione femminile al Sud, dal rafforzamento delle amministrazioni meridionali all’innovazione, digitalizzazione e realizzazione di infrastrutture per una mobilità sostenibile, dagli investimenti pubblici, fondamentali per dare ai dipendenti delle PA gli strumenti necessari per un utilizzo efficiente dei fondi del Recovery Plan, alla riforma del fisco.

 

La riforma fiscale punta al mattone

 

Uno dei punti che merita maggiore attenzione, soprattutto in questo momento storico, è sicuramente quello che riguarda il fisco. Draghi prevede una vera e propria riforma fiscale, che mette in discussione l'esenzione Imu sull'abitazione principale e la cedolare sugli affitti

 

Questa riforma fiscale significherebbe una modifica radicale e completa della tassazione sui redditi, e quindi una revisione profonda dell’Irpef, che porterebbe a un alleggerimento della pressione sul lavoro, ma che sposterebbe il carico verso consumi, patrimoni e riforma del catasto.

 

L’obiettivo è preservare la progressività, ridurre il carico fiscale e, allo stesso tempo, contrastare in modo ancora più efficace l’evasione fiscale.

 

Una visione internazionale, quella di Draghi, che prende spunto dal modello danese, un progetto proposto in Danimarca, nel 2008, con lo scopo di ridurre il carico fiscale di due punti percentuali di Pil, con un taglio netto all'ultima aliquota marginale e a un aumento della soglia di esenzione.

 

Un’altra ipotesi, proposta dai deputati Matteo Orfini (Partito Democratico) e Nicola Fratoianni (Leu), è quella di abolire le tasse come IMU e imposta di bollo sui depositi titoli, per introdurre, piuttosto, un’imposta dello 0,2% sui grandi patrimoni, la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiore a 500 mila euro e fino a 1 milione di euro, per arrivare fino al 2% nel caso in cui si superino i 50 milioni di euro.

 

Cambiare le regole per il catasto (revisione degli estimi catastali), mettere in discussione l'esenzione Imu sull'abitazione principale e ripensare la cedolare secca, vuol dire, quindi, mettere in campo, in un modo o nell’altro, una nuova patrimoniale.

 

“Il primo auspicio è che sia scongiurata l’introduzione di una nuova patrimoniale. - afferma Roberto Busso, AD del nostro Gruppo - Il settore immobiliare è già quello più colpito da questo tipo di imposta: ogni anno gli italiani versano all’Erario oltre 20 miliardi di IMU, che colpisce le imprese e proprietari di seconde case o abitazioni di lusso. L’ipotesi di una imposta sui patrimoni superiori ai 500 mila euro ha ricevuto lo stop della commissione Bilancio della Camera a dicembre, ma la bocciatura non ha purtroppo fatto desistere i suoi sostenitori. Colpire i patrimoni, soprattutto su soglie così contenute, rischierebbe di avere un effetto diretto e immediato sul settore immobiliare, provocandone un rallentamento, dal  momento che la “casa” rappresenta ancora la principale forma di risparmio delle famiglie italiane.”

 

L’importanza degli incentivi Bonus Casa

 

Quali sono, quindi, gli interventi che dovrebbe porre in atto il Governo Draghi per sostenere il real estate?

 

“Sarebbe opportuno – dichiara ancora Roberto Busso - rafforzare quegli interventi di natura fiscale che agevolino la transizione verso un patrimonio edilizio residenziale “rinnovato” ed efficiente sotto il profilo energetico. Un punto di particolare attenzione è sostenere gli incentivi Bonus Casa (Ecobonus, Sismabonus e Superbonus 110%), oggetto di cessione del credito, oltre il 2022. I vantaggi indotti dalla riqualificazione energetica del patrimonio edilizio residenziale italiano non sono soltanto di natura fiscale, vanno considerati tutti gli effetti positivi garantiti: il rilancio dell’attività edilizia, la riduzione di emissioni di CO2 e l’aumento del valore di mercato dell’immobile, oltre al miglioramento del comfort abitativo, alla riduzione di gas con conseguente risparmio in bolletta, alla messa in sicurezza degli edifici e al miglioramento estetico delle facciate.”

 

Con la transizione energetica siamo vicini all’obiettivo europeo 2030

 

La riqualificazione energetica del patrimonio edilizio residenziale italiano permetterebbe, quindi, di avere anche delle case più sostenibili per la natura e la salute del Pianeta.

 

“L’avvio di un processo di ristrutturazione degli immobili – spiega Roberto Busso - favorisce una notevole riduzione della CO2 e attenua le conseguenze negative del cambiamento climatico a cui siamo esposti noi, le nostre città e i nostri territori: abbiamo pertanto bisogno di più tempo, considerando che nel nostro Paese ci sono circa 11 milioni di edifici in classe energetica F e G da riqualificare. E se venissero tutti riqualificati, con un salto medio di 3,2 classi energetiche, la riduzione potenziale delle emissioni di CO2 sarebbe di circa il 50%, pari a 80 milioni di tonnellate di CO2/anno, raggiungendo quasi l’obiettivo europeo 2030. Questo anche per evidenziare che, al di là dei vantaggi economici, tale processo di riqualificazione è la strada da percorrere per dare un forte impulso alla transizione energetica.”

 

Acquisto di immobili nuovi ed ecosostenibili con permuta

Acquisto di immobili nuovi ed efficienti con permuta

 

“Un altro possibile sostegno fiscale, da affiancare al Bonus Casa, – conclude Roberto Busso - e che potrebbe incentivare le permute, è l’acquisto di immobili nuovi, ecosostenibili ed efficienti, a fronte della cessione di immobili usati e non più idonei sotto il profilo energetico. In caso di permuta, si potrebbe defiscalizzare la plusvalenza da cessione dell’immobile “usato” e ridurre se non azzerare l’aliquota IVA sull’acquisto di nuove costruzioni o contenere le imposte di registro - nel caso di acquisto da privati - di abitazioni in classe energetica A."

 

Il real estate va sostenuto non solo perché la casa è un bene fondamentale per ogni individuo, motivo per cui va protetto, ma anche perché sarà quella che ci permetterà di fare la differenza, in termini di sostenibilità ambientale, in un futuro che ormai è già alle porte.

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